KURSAAL UNA STORIA INFINITA
La visione dietro l’angolo
di Cesare Pillon
KURSAAL UNA STORIA INFINITA
Spiace dover constatare che le speranze di vedere in fase di risoluzione i problemi del Kurssal sono, ancora una volta, deluse.
Oramai, però, le responsabilità sono chiare. La provincia di Padova, nelle ultime tre amministrazioni, rinunciando alla sua funzione politica che le deriva come ente proprietario, ha trattato la questione solo come un qualsiasi operatore immobiliare, cercando la massimizzazione dei risultati economici. Se la funzione principale della Provincia è quello di curare gli interessi e promuovere lo sviluppo della comunità provinciale, come può pensare di agire come un qualsiasi operatore del mercato? Per loro sfortuna il mercato ha le sue regole e qualsiasi immobile vale per quanto può rendere e la situazione di assoluto degrado in cui versa attualmente il Kursaal rende un operatore economico sicuro solo delle spese che dovrà affrontare ed insicuro sulla redditività dell’investimento. Questi sono i motivi per cui i bandi non hanno buon fine.
La Provincia deve immediatamente cambiare direzione e pensare di investire direttamente per il mantenimento del valore del suo Patrimonio e svolgere la sua funzione per promuovere lo sviluppo della comunità provinciale.
Occorre necessariamente dare atto al Capogruppo consiliare del Partito Democratico di Abano, Giovanni Amato, di essere l’unico a porre da anni la questione senza avere mai nessuna risposta alle sue precise richieste.
Sopralluoghi su sopralluoghi ed ogni volta la situazione peggiora senza che nessuno si renda conto che la localizzazione del Kursaal è centrale sulla qualità della Città termale e del benessere dei suoi ospiti.
Cosa possono pensare i nostri turisti quando nel cuore della zona termale si trovano di fronte i giardini e il Kursaal transennati da anni, l’hotel Centrale transennato ed abbandonato da anni, lo stesso per l’ex hotel Royal Orologio e per il Centro congressi Pietro d’Abano?
Le Città Termali stanno cambiando profondamente e senza che nessuno lo abbia mai deciso. E’ cambiato il modo di fare e di intendere il termalismo. La fangoterapia sembra non essere più il nostro tratto distintivo.
Bisogna sicuramente dare merito a quegli imprenditori che stanno investendo ed innovando, ma bisogna stare anche attenti a non lasciare nessuno indietro, altrimenti il rischio di una crisi sociale sarà molto alto.
Purtroppo il limite di fondo è sempre lo stesso: quello di trovare un’unità di intenti ed una condivisione di obbiettivi che è ben lungi dall’ essere conquistata.
Non aiuta certo un territorio dove tutti sono divisi e dove si sottolineano sempre le distinzioni piuttosto che le cose che dovrebbero unirci.