DEVITALIZZARE UN DENTE: COS’E’ E QUANDO FARLO
La Rubrica del Dentista
A cura della Dottoressa Alice Marcato
alice.marcato@alice.it
La devitalizzazione è una procedura chirurgica che prevede la distruzione e la successiva rimozione della polpa di un dente; si esegue quando questo tessuto, ricco di terminazioni nervose e vasi sanguigni, viene irrimediabilmente compromesso da processi cariogeni estesi, traumi od altri disturbi dentali gravi. La devitalizzazione include anche la sigillazione (otturazione) del canale pulpare con speciali cementi e materiali biocompatibili, tali da impedire un’eventuale, possibile, diffusione batterica nelle sedi circostanti.
La devitalizzazione – detta anche trattamento canalare – è un intervento di salvataggio del dente in quanto ne esclude la sua estrazione.
Fa male? Il luogo comune che la devitalizzazione sia dolorosa risale a decenni fa quando questi interventi facevano veramente male. Al giorno d’oggi, con le tecnologie moderne e il miglioramento delle procedure di anestesia, le devitalizzazioni non sono diverse dalle semplici otturazioni. Sapere, eventualmente, esattamente a che cosa si va incontro durante la devitalizzazione può aiutarvi a diminuire il timore per la cura.
Se ho una capsula, devo necessariamente devitalizzare il dente? Molte persone credono che, se si ha una capsula su un dente, alla fine il dente dovrà essere devitalizzato: in realtà le capsule non hanno quest’effetto. Se per un dente già coperto dalla capsula è necessaria la devitalizzazione, potrebbe essere perché il dente ha un ascesso oppure perché la carie ha colpito il dente sotto la capsula ed ha raggiunto la polpa. A volte può essere necessaria la devitalizzazione perché la camera pulpare del dente è molto ampia e limandolo diventerebbe troppo sensibile o addirittura dolente.
Meglio l’estrazione o la devitalizzazione? Conservare i denti naturali più a lungo possibile è molto importante per una masticazione corretta. Per rimediare alla caduta dei denti ci sono varie possibilità:come ad esempio le protesi fisse o mobili, gli impianti dentali,queste alternative tuttavia vanno utilizzate solo quando la conservazione del dente non è più indicata.
Un dente devitalizzato può dare dolori? Subito dopo la devitalizzazione può esservi dolenzia per qualche giorno, in seguito potrà far male solo nel caso in cui insorgessero problemi a distanza, come un granuloma o una frattura della radice.
QUANDO IL CORPO E’ NEMICO DI SE STESSO
Il Biologo Nutrizionista
A cura della Dottoressa Carolina Capriolo
carol.capri@gmail.com cell. 339 8284852
“Autoimmunità, la causa più comune delle malattie croniche”
Le malattie autoimmuni si sono molto diffuse negli ultimi tempi, tanto che ne soffre 1 persona su 10 nell’Unione Europea e 1 su 6 in America. Ma cosa sono queste malattie? Esse si manifestano quando il corpo attacca se stesso, cioè le sue stesse cellule.
Possono colpire diversi organi e tessuti, e tra queste annoveriamo: la Sclerosi Multipla, il Diabete giovanile, l’Artrite reumatoide, la Tiroidite di Hashimoto, la Psoriasi, la Colite Ulcerosa, la Malattia di Crohn, la Sclerosi Laterale Amiotrofica e tante altre ancora.
Tutte possono essere debilitanti e chi ne è colpito si deve sottoporre a terapie farmacologiche con lo scopo di sopprimere il proprio sistema immunitario, spesso per l’intero arco della vita.
In condizioni normali il nostro sistema immunitario ci difende dalle sostanze dannose ed estranee quali virus, batteri e cellule cancerogene; nei pazienti con malattie autoimmuni invece esso non è in grado di distinguere fra i tessuti sani ed i suoi nemici, iniziando perciò a combattere se stesso.
Secondo studi scientifici le cause principali sono genetiche ed epigenetiche (fattori ambientali, dieta, carenze, tossicità).
Soffermandoci su quelle epigenetiche, possiamo affermare che l’impoverimento del suolo, l’elevata lavorazione degli alimenti e l’aumentata tossicità dell’ambiente sono elementi che vanno ad influire negativamente sul bilancio biochimico del nostro organismo.
Sappiamo che alcune variazioni biochimiche possono causare modifiche nelle proprietà della membrana cellulare, in particolare quella destinata a far identificare la cellula. Tale modifica può provocare un cambiamento “nell’aspetto” della cellula stessa, così che il corpo non la riconosce più come propria e l’attacca.
Per questo motivo fornire al corpo tutte le sostanze necessarie, come vitamine, sali minerali, aminoacidi, enzimi, proteine, grassi e zuccheri nelle proporzioni giuste, risulta fondamentale per permettere ad ogni cellula di svolgere in modo ottimale la propria funzione. E’ possibile quindi modificare l’andamento delle malattie autoimmuni attraverso l’uso d’integratori, una corretta alimentazione, uno stile di vita sano, e l’uso di farmaci atti a diminuirne i sintomi dove necessario. In questo modo infatti si correggono le carenze di elementi nutritivi, si aiuta il corpo ad eliminare efficacemente le sostanze tossiche e si ripristina così il giusto bilancio biochimico.
Con l’occasione del prossimo Santo Natale, porgo i miei migliori Auguri a tutti.
Il notaio risponde. IL TRUST
Il notaio risponde A cura di Aldo Francisci
IL TRUST
Notaio, cos’è il Trust?
Il trust è uno strumento giuridico di origine anglosassone che, nell’interesse di uno o più beneficiari o per uno specifico scopo, permette di destinare e proteggere un determinato patrimonio. I centri di interesse sono generalmente tre: una è quella del disponente (o settlor), cioè colui che promuove/istituisce il trust; la seconda è rappresentata dall’amministratore/gestore (trustee); la terza è quella del beneficiario (beneficiary). Il disponente intesta beni mobili/immobili all’amministratore, il quale ha il potere-dovere di gestirli secondo le “regole” del trust fissate dal disponente. Da un trust valido conseguono i seguenti effetti: separazione e protezione del patrimonio, intestazione fiduciaria all’amministratore (che non ne diventa proprietario vero e proprio), gestione vincolata e responsabilizzata dei beni. La legge italiana non disciplina direttamente il trust, per cui compito molto delicato è quello di individuare, nel caso di specie, la legge regolatrice del trust più adatta. Qui viene in evidenza e si valorizza il profilo consulenziale del notaio.
Lo scopo del trust deve potere essere sempre considerato meritevole secondo i principi dell’ordinamento giuridico italiano. Tra gli usi più frequenti vi sono quelli motivati da:
- protezione dei beni: spesso il trust viene istituito a protezione di beni immobili. Per questa sua utilissima caratteristica il trust viene sempre di più impiegato per separare e proteggere il patrimonio personale da quello aziendale o per tutelare tutti quei soggetti il cui patrimonio può essere compromesso da attività professionali rischiose (medici, avvocati, funzionari ecc.) o, semplicemente, da comportamenti personali avventati (gioco d’azzardo, uso di droghe e alcool ecc.);
- tutela dei minori e dei soggetti diversamente abili;
- tutela del patrimonio per finalità successorie: di frequente un trust viene costituito allo scopo di tutelare un patrimonio nel passaggio generazionale o dallo sperpero ad opera di soggetti incapaci di amministrarlo, dediti al gioco o affetti da eccessiva prodigalità.
Data la complessità dello strumento (sul piano sostanziale e fiscale), nonché gli innumerevoli interessi coinvolti, è necessario un approfondito studio del caso specifico da parte del notaio, partendo comunque da una stretta collaborazione con il cliente.
La rubrica dell’avvocato
La rubrica dell’avvocato
a cura dell’ Avv. Claudio Calvello
Patrocinante in Cassazione
“Minaccia l’amante di rivelare la relazione extraconiugale alla moglie: È ESTORSIONE”
La Corte di Cassazione penale, con la sentenza n. 49315 del 21 novembr e 2016, ha fornito alcune interessanti precisazioni in merito ai reati di violenza privata (art. 610 cod. pen.) ed estorsione (art. 629 cod. pen.). Secondo la Cassazione, infatti, “è configurabile il delitto di estorsione e non quello di violenza privata, nel caso in cui l’agente, al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, faccia uso della violenza o della minaccia per costringere il soggetto passivo a fare od omettere qualcosa che gli procuri un danno economico”. Ebbene, nel caso di specie, secondo la Corte, risultando provato che la donna aveva minacciato l’uomo di rivelare alla moglie la loro relazione sentimentale, e considerato che la somma di euro 3.000 dalla medesima percepita non poteva essere qualificata come “retribuzione” (dal momento che la donna aveva lavorato per l’uomo solo per due fine settimana), l’imputata, andava condannata per il più grave delitto di estorsione e non per violenza privata, sussistendo tutti i presupposti richiesti dalla legge per la configurabilità di tale ultimo reato.
“L’essere casalinga e di una certa età può giustificare il diritto all’assegno di mantenimento”
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20937 del 17/10/2016 interviene ancora una volta in tema di obblighi di mantenimento in favore dell’ex coniuge casalinga. Il Tribunale dopo aver pronunciato la cessazione degli effetti civili del matrimonio, fissava in 1.400 Euro mensili l’ammontare dell’assegno divorzile a carico dell’ex marito. Questi proponeva quindi appello contestando il diritto della ex moglie a percepire un assegno divorziale. Il giudice di secondo grado respingeva l’appello sulla base del fatto che la donna non aveva mai lavorato nel corso del matrimonio al di fuori della sua attività di casalinga; inoltre la sua età, la mancanza di una qualche formazione professionale e le particolari condizioni del mercato del lavoro consentivano di ritenere inesistente una concreta possibilità di reperire un’occupazione lavorativa da parte della signora. L’ex marito, che non si dava ancora per vinto e proponeva ricorso per Cassazione. La Suprema Corte, tuttavia, osserva che il giudice d’appello ha correttamente rilevato una condizione personale e sociale di difficoltà nel possibile reperimento di un lavoro ed ha quindi concluso che la donna non potesse portare prove aggiuntive di tale condizione sfavorevole, collegata alla sua pregressa condizione di casalinga ed alla sua mancanza di formazione professionale e alla sua età.
LE LEGGENDE METROPOLITANE DELLA FORMA FISICA
“Non credere nulla prima di averlo compreso.
Pierre Abélard
Eccole… sono loro! Così consolidate nell’opinione comune da sembrare verità assolute e inossidabili, smentite da fior di studi scientifici eppure così difficili da sradicare nelle convinzioni di chi si approccia da neofita al mondo dell’allenamento.
Chi ad esempio non ha mai sentito dire che…
PER PERDERE PESO BASTA CAMMINARE
Dipende tutto dal punto di partenza! Se non ho mai fatto alcun tipo di attività motoria una camminatina tutti i giorni può essere una svolta; se invece sono allenato o comunque una persona attiva, è necessario che la camminata sia briosa se non in salita o addirittura una corsa, magari ad intensità variabile!
L’allenamento ad intervalli di alta intensità (detto anche “HIIT” acronimo dall’inglese “high intensity interval training”) risulta il più efficace per favorire il dimagrimento, non tanto perché fa “bruciare” più calorie durante l’allenamento, ma perché favorisce una maggiore attivazione del metabolismo basale. Quindi “consumeremo” di più anche dopo l’allenamento.
È vero che più si va piano e a lungo, e più si bruciano grassi rispetto agli zuccheri, ma se ne bruciano pochi! Il conteggio calorico finale è molto basso. Ciò che conta è innalzare il consumo calorico totale, quindi risultati migliori si ottengono con sessioni di cardio più brevi e intense.
SI PUÒ SMALTIRE IL GRASSO SOLO DOVE SI VUOLE
Magari! In realtà studi condotti su centinaia di atleti hanno dimostrato che il dimagrimento localizzato non esiste. Ci sono dei metodi che possono favorire la perdita di grasso in specifiche regioni corporee, ma non è possibile dimagrire esclusivamente in una zona. Anzi è importante prestare attenzione a certe false credenze che possono addirittura peggiorare la situazione. Ad esempio: eseguire centinaia di addominali ogni giorno nella speranza di sciogliere grasso nella pancia è pressoché inutile; alla fine si otterrà solamente una maggiore tonificazione e l’ipertrofia derivata dall’esercizio non farà che mettere in evidenza la parete di adipe.
PIÙ SI SUDA, PIÙ SI DIMAGRISCE
Nel sudore non è presente nessuna forma di grasso, quindi come può farlo perdere se non lo contiene? I chili persi sudando si riacquistano semplicemente bevendo un po’ d’acqua.
Se non fossi stata abbastanza convincente, vorrei riportare un esempio che ha fatto un mio stimatissimo collega e amico padovano (Sascha Antoniutti): gli operai che stendono il catrame sulle strade a luglio sudano, sudano tantissimo, sudano tutti i giorni eppure non hanno la garanzia di un corpo scolpito e definito!
E comunque è come se dicessimo che a parità di intensità, mezz’ora di corsa fatta in estate è più dimagrante della stessa mezz’ora fatta in inverno, assurdo!
ALLENARSI MENO DI UN’ORA È TEMPO SPRECATO
Frequenza e costanza sono più importanti della durata dell’allenamento. Sedute di allenamento di 40 minuti due volte alla settimana, garantiscono più risultati di un’ora e mezzo praticata saltuariamente, sebbene la quantità di tempo sia identica.
È L’ACIDO LATTICO A PROVOCARE I DOLORI MUSCOLARI DEL GIORNO DOPO
L’acido lattico prodotto durante l’allenamento viene in realtà smaltito in poche ore. Ciò che provoca il disturbo nei giorni successivi è un meccanismo denominato DOMS, acronimo di Delayed Onset Muscle Soreness che in italiano si traduce come “Indolenzimento Muscolare a Insorgenza Ritardata”. Vengono in pratica sfibrate e danneggiate fibre muscolari ed è una risposta fisiologica riscontrata in genere da tutti, indipendentemente dal grado di allenamento, quando si compiono sforzi maggiori o attività fisiche a cui non si è abituati.
Speriamo di aver tolto dei dubbi!
In ogni caso ben vengano le domande! In Officina del Movimento troverai chi ogni giorno ti guida e ti informa correttamente tra le mille soluzioni di benessere.
In particolare per chi vuole perdere peso abbiamo creato il per-corso Slim-Me, dove non solo ci si allena in modo specifico per la perdita di massa grassa, ma dove si trova anche un punto di riferimento importante, per rimanere motivati a mantenere nel tempo le necessarie modifiche al proprio stile di vita. Per maggiori informazioni puoi chiamarci allo 049.9819547.
Buon movimento!
PROVERBI VENETI
PROVERBI VENETI
A cura di Aldo Francisci
A caminare a stravento se fa senpre fadiga.
A chi carne de testa e a chi de colo.
A dire busie ghe vole bona memoria.
A dire la verità ghe vole on cojon, a dire busie ghe vole on bricon.
A far la carità no se va in miseria.
A l’astuzia del munaro no gh’è mai nissun riparo.
A l’osèlo ingordo ghe crepa el gosso.
A lavarghe la testa al molton, se consuma l’aqua e anca el saon.
A on belo senpre ghe manca, a on bruto senpre ghe vanza.