MOLTO PIÙ DEL GRANDE SINDACO CHE É STATO
MOLTO PIÙ DEL GRANDE SINDACO CHE É STATO
FEDERICO TALAMI se n’è andato lasciando una grande lezione. Quella di aver amato profondamente la sua città e di aver posto ciascun cittadino di essa al centro di ogni iniziativa politica e civica: dal lavoro alla scuola, dalla salute alla cultura, all’assistenza, all’ambiente, alle terme.
Ricordare tutto quello che ha fatto il professor Talami nei suoi quasi 17 anni da Sindaco è un’impresa che richiederebbe tropo spazio e quindi ci limiterò a ricordare solo le opere che più gli stavano a cuore.
Il professor Talami fu eletto per la prima volta Sindaco del Comune di Abano Terme il 13 novembre 1960. La prima grande opera messa in cantiere nella sua prima tornata amministrativa fu l’allargamento del Viale delle Terme, cui seguirono la circonvallazione nord e la Piazza mercato. Poi venne deliberata la costruzione delle scuole Pascoli e Busonera. Dal punto di vista politico, invece, la scelta più importante fu l’adozione del Piano Regolatore Generale. Una scelta che oggi potremmo definire profetica fu quella per cui nel 1964 fece aderire il Comune alla Campagna Nazionale Antipoliomelitica con il vaccino Sabin per i bambini da 3 mesi a sei anni.
Il 3 gennaio 1965 venne eletto per la seconda volta a Sindaco e subito diede impulso a un grande piano di edilizia popolare per dare case dignitose ai meno abbienti. Il 25 aprile 1970, data non casuale, inaugurò la Biblioteca Civica, una delle sue realizzazioni cui era rimasto più legato. Lo sviluppo della città fu aiutato dall’asfaltatura di strade e piazze, dall’estensione dell’acquedotto e della rete fognaria, dall’acquisto dello stadio di Monteortone.
Il 16 luglio 1970 venne eletto per la terza volta a Sindaco. Nel 1972 accettò la donazione, da parte della signora Isabella Bassi Rathgeb, di oltre una trentina di quadri di pittori prevalentemente bresciani e bergamaschi. Questo atto fu il seme da cui tanti anni dopo germogliò il Museo Civico, un’opera da lui tanto attesa, il cui ritardo gli procurò molta sofferenza, ripagata dalla soddisfazione di vederlo inaugurato pochi anni fa dall’attuale Amministrazione. Sempre in quella tornata amministrativa venne costruita la scuola elementare Giovanni XXIII e furono ampliate tutte le scuole già esistenti. Proseguì l’acquisizione di aree per l’edilizia economico popolare e venne costruita la seconda palestra. La sua Amministrazione terminò nel giugno del 1975.
Dopo una breve parentesi, il professor Talami fu eletto Sindaco di Abano Terme per la quarta e ultima volta il 6 maggio 1977. Nel 1979 venne acquistata Villa Zasio, poi intitolata a Roberto Bassi Rathgeb, per ospitare il Museo. In quegli anni fu dato ulteriore impulso all’edilizia popolare. L’8 ottobre 1979 rassegnò le dimissioni da Sindaco per consentire un ricambio generazionale.
Come avete potuto notare abbiamo messo in rilievo tre aspetti che il professore riteneva prioritari nella sua azione amministrativa: una casa dignitosa per tutti, istruzione per tutti in scuole confortevoli, cultura per tutti tramite, ma non solo, la Biblioteca e il Museo. Ovviamente fu attento anche alla viabilità, alle attività sociali, alla pratica sportiva e ad altri ambiti della vita della comunità aponense, ma non vi è dubbio che quei tre aspetti gli stavano particolarmente a cuore.
Per tratteggiarne la figura di politico partiremo da dei dati esteriori. Tutti se lo ricordano, prima che l’età avesse la meglio sul suo fisico, mai sul suo spirito, in sella alla sua bicicletta perfettamente eretto. Ecco ogni volta che lo vedevamo così pensavamo a quella bella espressione spagnola “hombre vertical” che indica un uomo tutto d’un pezzo. Inoltre anche con un gran caldo lo ricordiamo sempre inappuntabile in giacca e cravatta. Su quest’ultimo aspetto va detto che non era affatto un formalista o un dandy, ma per lui l’abbigliamento era una forma di rispetto nei confronti degli altri e in particolare nel Consiglio Comunale egli pretendeva da sé stesso, e lo avrebbe voluto anche dagli altri, un atteggiamento simile a quello che si aveva un tempo quando si andava in Chiesa. Per lui il Consiglio Comunale era un luogo e un momento di enorme importanza poiché l’insieme degli eletti rappresentava tutta la cittadinanza e soffriva quando vedeva alcuni Consiglieri avere un atteggiamento poco rigoroso. Per quanto riguarda il primo aspetto, quello dell’uomo tutto d’un pezzo, occorre dire che, pur essendo una figura luminosa di cattolico sociale, non era per niente un democristiano, nell’accezione che questo termine ha assunto di persona che cerca di mediare a tutti i costi. Il professor Talami era un politico capace di assumere posizioni molto nette, come avvenne per esempio nel 1971 quando impegnò l’Amministrazione comunale a fianco dei lavoratori termo-alberghieri in sciopero, cosa che gli provocò fortissime resistenze anche all’interno del suo stesso partito. Peraltro nel suo impegno fu certamente democratico e cristiano. Riguardo a quest’ultimo punto ci piace ricordare la sua capacità di assumere decisioni da cattolico adulto anche in contrasto con monsignor Mazzarotto, per esempio nel volere la Biblioteca come luogo in cui potessero trovarsi a loro agio tanto una suora quanto un rivoluzionario. Per quanto concerne il suo essere democratico, vogliamo ricordare a tutti che la cerimonia che lui amava di più era quella del 25 aprile, la liberazione dal giogo nazista e dalla dittatura fascista. Il suo antifascismo gli veniva dal padre e su questo era assolutamente intransigente. Al tempo stesso però era anticomunista, nel senso che era impegnato a contrastare gli esiti totalitari insiti in quella ideologia. Tuttavia riconosceva un comune sentire con le forze della sinistra per il riscatto delle masse popolari e quindi si adoperò sempre per raggiungere degli equilibri più avanzati, prima nei confronti dei socialisti e poi dei comunisti, al fine di allargare l’area democratica e il coinvolgimento dei cittadini nel governo della cosa pubblica. Com’è facile capire in questo si ritrovava pienamente nel disegno di Aldo Moro, una figura alla quale era molto legato. Riprendendo il particolare del rispetto della forma che sa farsi sostanza, ricordiamo la sua presenza silenziosa e al tempo stesso estremamente comunicativa ai Consigli Comunali. Come un bravo cattolico assolve al proprio dovere di assistere alla messa anche se il sacerdote è incapace di predicare, lui assolveva al suo dovere di cittadino di assistere alle sedute del Consiglio, anche se a volte i politici non erano all’altezza del compito. In questo in lui c’era qualcosa del cittadino greco che deve partecipare alla vita della polis.
Concludiamo questo breve ricordo richiamando i libri che scrisse negli ultimi anni. Anche queste furono opere, nel senso forte del termine, e vennero fatte con un intento politico più che storico. Se andiamo a rileggere quei volumi, possiamo vedere, infatti, in numerosi passaggi un intento chiarificatore tipico dell’insegnante e in effetti il suo lettore ideale era il giovane di Abano che deve riappropriarsi della storia della propria comunità per riscoprire le proprie radici e così poter progettare in modo consapevole il proprio futuro. Questo era l’ultimo lascito che il professore voleva lasciare alla sua città e la molla che lo spinse fu quella che abbiamo appena descritto e non certo il divertimento erudito o la voglia di mettersi sotto ai riflettori, cosa che aborriva. Quando tornava dal Municipio, dove aveva consultato i registri delle deliberazioni, mostrava tanto la fatica a cui si sottoponeva, stante la noia di leggere quel gran numero di atti burocratici invece che di immergersi nei suoi amati studi letterari, quanto l’ansia di terminare il gravoso compito prima che arrivasse la fine che sentiva sempre più vicina. E in effetti, quando presentò il suo ultimo libro al teatro Marconi, cogliemmo quel senso di sollievo per cui sentiva di aver assolto al suo ultimo debito nei confronti della sua città che così tanto aveva amato. Auguriamo a tutti noi, amministratori e cittadini, di essere degni di un amore così grande.