PER UN SISTEMA PREVIDENZIALE PIU’ EQUO E FLESSIBILE
Le ACLI informano
a cura del Caf Acli di Padova
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Tra pochi mesi terminerà la misura sperimentale chiamata Quota 100, che dava la possibilità cioè di richiedere il pensionamento anticipato con 62 anni di età e 38 anni di contributi, operativa a partire dal 10 aprile 2019. Questa norma sperimentale durata 2 anni è giunta a conclusione e non ha portato in questi anni i risultati sperati né in termini di ingresso di nuovi soggetti nel mondo del lavoro né di numeri di domande accolte. Solo una piccola parte di lavoratori, infatti, ha usufruito in questi 3 anni di Quota 100 per la maggior parte uomini con una carriera lavorativa stabile e continuativa.
Uno studio inedito del nostro Osservatorio Patronato Acli, infine, ha rilevato le motivazioni di chi ha scelto Quota 100: quasi la metà del campione lo ha fatto «per dedicare più tempo alla famiglia o al tempo libero», molto bassa (12%) è stata invece la percentuale di coloro che erano preoccupati per le «prospettive occupazionali del mercato del lavoro». Dunque, c’è stata una platea di lavoratori disposta a perdere qualcosa in termini di assegno mensile, in cambio di una qualità della vita più alta.
Dovremmo ripartire proprio da qui per ripensare il nostro sistema pensionistico. Se un soggetto vuole utilizzare il proprio montante contributivo, anticipatamente, pure a costo di un importo pensionistico più basso, perché non può farlo?
È chiaro che bisognerà bilanciare sull’assegno mensile, che diminuirà in proporzione all’anticipo pensionistico, ma credo che sia giunto il momento di cambiare prospettiva, ecco perché come Patronato Acli proponiamo, per riformare la previdenza italiana, alcuni cardini da cui partire: equità e flessibilità.
Equità oggi significa pensare a un sistema pensionistico più giusto e che tuteli davvero tutti, anche attraverso norme accessorie. Quota 100, come abbiamo detto, è stata una norma indirizzata principalmente agli uomini, mentre le donne, che spesso arrivano alla pensione con una vita lavorativa fatta di lunghe interruzioni dovute alle gravidanze e al lavoro di cura domestico che spesso grava interamente sulle loro spalle, ne sono state praticamente escluse.
In merito alle diseguaglianze di genere riteniamo necessario rendere almeno strutturale Opzione donna, per contenere un allargamento della forbice tra trattamenti pensionistici che rischia di essere difficilmente contenibile. Equità vuol dire guardare a tutti, a uomini e donne, ai giovani che iniziano a lavorare, a chi ha carriere frammentate, a chi ha subito un infortunio, a chi non è riuscito ad accumulare contributi che gli permettano di vivere dignitosamente. Equità come sinonimo anche di “ragionevolezza” e di “sostenibilità sociale”: non è ragionevole e non è più sostenibile dalle famiglie e dai lavoratori, in un sistema di carriere sempre più frammentate e discontinue, imporre come traguardo di pensionamento anticipato 42 anni e 10 mesi di contribuzione, e come traguardo di pensionamento di vecchiaia per i giovani 71 anni di età.
Flessibilità per tutti i lavoratori: il montante che si accumula negli anni di lavoro è un tesoretto che il contribuente dovrebbe essere libero di utilizzare, scegliendo se anticipare o meno la pensione. Oggi ci sono regole molto rigide e tutte le norme di flessibilità sono temporanee (come Quota 100, Ape sociale e Opzione donna) oppure selettive in quanto appannaggio di sole determinate e specifiche categorie di lavoratori (Pensione anticipata “precoci”, Lavori usuranti, Lavori gravosi, e ancora una volta Ape sociale e Opzione donna).
La nostra proposta è di rendere universale e strutturale la possibilità di andare in pensione con flessibilità nelle scelte e ciò si tradurrebbe nel lasciare la libertà a ogni lavoratore di uscire dal mercato del lavoro con un minimo anagrafico (tra i 63 e i 65 anni) e un minimo contributivo (che potrebbe essere di 20 anni), stabilendo nel caso una percentuale di riduzione della quota retributiva per coloro che vanno in pensione con il sistema misto. Questa riforma deve garantire una stabilità delle regole del sistema, perché la certezza del diritto è uno dei principi su cui si fonda la nostra Repubblica e non è pensabile entrare nel mercato del lavoro con una prospettiva di pensionamento che poi negli anni cambia fino a essere totalmente stravolta. Tra le nostre proposte c’è poi anche l’obbligatorietà di un’iscrizione base alla previdenza complementare, uno strumento che potrebbe rivelarsi molto utile soprattutto per i giovani e per tutti coloro che si ritroveranno con il calcolo della pensione solo in base al sistema contributivo. La nuova previdenza deve essere costruita intorno al contesto di ogni cittadino, come un vestito su misura, e non può continuare a basarsi su iniziative spot o piccoli rattoppi che di anno in anno avvantaggiano o svantaggiano questa o quella categoria. Oggi dobbiamo avere il coraggio di ripensare alla previdenza, rendendola più flessibile, universale ed equa, perché da una buona previdenza deriva una buona qualità della vita.
Viste le novità che potrebbero scaturire siamo a tua disposizione per una consulenza, chiama il Patronato Acli di Padova e provincia allo 049601290 per fissare un appuntamento, siamo presenti anche a Montegrotto, in via Aureliana, 28.