Luca Claudio torna in carcere a causa dell’intervista al “mattino”

IL MATTINO DI PADOVA 6 marzo 2017
di Cristina Genesin

Si era di nuovo proclamato vittima innocente. Violazione dell’obbligo di silenzio: sono durati meno di quattro giorni gli arresti domiciliari per l’ex sindaco di Abano

Colpa dell’intervista rilasciata al Mattino di Padova dove, paragonandosi a Gesù Cristo («Mi hanno distrutto. Io avevo dalla mia il popolo ma il popolo ha aspettato il Messia, lo ha ammazzato e poi lo ha fatto santo»), ha ribadito la propria innocenza a dispetto dell’esito del procedimento penale, ha tuonato contro l’inchiesta («Non c’è un solo passaggio in cui si prova che io abbia preso dei soldi. Tutto ruota attorno al fatto che una persona dice: “Ho intascato denaro ma doveva essere per Luca Claudio”»), ha descritto se stesso come un novello Davide contro Golia («Ho vinto con il popolo, senza i partiti. Ero io e basta. Sono stati tutti spiazzati. Ero diventato l’esempio che si può fare strada anche senza avere alle spalle poteri forti»).

Violazione delle prescrizioni imposte nel provvedimento che concedeva gli arresti domiciliari: ecco il motivo che ha rispedito dietro le sbarre l’ex sindaco-pirata di Montegrotto prima e di Abano Terme poi secondo il nuovo provvedimento firmato dal gip Tecla Cesaro, lo stesso che aveva firmato i domiciliari, su richiesta della procura di Padova guidata da Matteo Stuccilli.

Claudio è stato il regista e il protagonista del sistema di corruzione scoperto alle Terme. Un sistema durato un decennio per il quale, lo scorso dicembre, aveva patteggiato 4 anni di reclusione per induzione indebita a dare o a promettere utilità (concussione per induzione), corruzione, concussione e turbativa d’asta oltre al risarcimento, mentre il giudice aveva disposto pure il sequestro di 11 immobili a lui riconducibili (tra cui un appartamento in centro a Roma) in vista dell’eventuale confisca che scatterà quando la sentenza diventerà definitiva.

Giovedì pomeriggio l’uscita dal Due Palazzi dov’era rinchiuso dal 23 giugno 2016 per il trasferimento in un appartamento preso in locazione a Porto Viro, in provincia di Rovigo. Un lungo e complesso lavoro del collegio difensivo (il penalista Ferdinando Bonon con il professor Giovanni Caruso) era riuscito a “strappare” il provvedimento che consentiva di scontare il resto della condanna fuori dalla struttura penitenziaria.